Alla Scala l’etoile debutta nello storico balletto di Ravel offrendo una lettura inedita della coreografia sul tavolo rosso
Una lotta tra la bellezza e gli orrori del mondo dove la purezza finisce per soccombere alla volgarità. È il Bolero di Maurice Bejart nell’inedita e sorprendente interpretazione di Roberto Bolle al Teatro alla Scala. Pezzo forte di un trittico che, sino al 7 aprile, vede in scena i nuovi primi ballerini e i nuovi solisti scaligeri, impegnati con Mahler 10, nuova creazione per Milano della coreografa canadese Aszure Barton e con Petite mort, ormai un classico di Jiří Kylián. Ma soprattutto con il Bolero.
Sul tavolo rosso sale per la prima volta Bolle che, sulle note di Maurice Ravel, propone una riflessione tre musica e danza sul nostro presente. Perché la sua lettura del capolavoro di Bejart diventa, più che un crescendo di tensione erotica, una metafora di ciò che il mondo mostra di essere spesso oggi: l’energia della vita, della bellezza, della purezza incarnata nella perfezione del movimento da Bolle appare in costante lotta con il caos ai piedi del tavolo, con le pulsioni che i ballerini rendono palpitanti. Una lotta in continuo crescendo, dove la bellezza lotta con la mediocrità. Così quando nell’esplosivo finale i danzatori si avventano sul solista, ecco l’immagine del mondo che soffoca l’arte.
Bolle esce vincitore dal confronto con il linguaggio di Bejart grazie alla sua intelligenza di interprete. Appalusi e ovazioni che durano più di dieci minuti per il ballerino che, nelle repliche, lascia il posto sul tavolo a Martina Arduino e Virna Toppi. Impegnata, quest’ultima (con, tra gli altri, Antonino Sutera e Stefania Ballone), nella nuova coreografia della Barton, insieme non sempre riuscito di passi tra classico e contemporaneo, spesso fuori sincro con la musica di Mahler. È invece perfetta la sintonia tra musica di Mozart e danza creata da Kylián nella Petite mort dove insieme all’Arduino lasciano il segno le coppie formate da Mick Zeni e Nicoletta Manni e da Nicola Del Freo e Francesca Podini.
Nelle foto Brescia/Amisano Teatro alla Scala MalerX, Petite mort e Bolero
Articolo pubblicato su Avvenire del 20 marzo 2018