Il capolavoro in costumi del ‘700 come imposto dalla censura Alina Godunov protagonista dello spettacolo di Voce all’Opera
È la Traviata che Giuseppe Verdi assolutamente non voleva. Ma funziona. Una Traviata in abiti del Settecento come voleva la censura del 1853 che riteneva inaccettabile vedere la storia di una prostituta redenta dall’amore raccontata in abiti contemporanei. Che poi era quello che voleva Verdi, per denunciare le ipocrisie della società di allora. Traviata in abiti del Settecento per il primo titolo della stagione di Voce all’opera, associazione milanese gestita da giovani tra i trenta e i quarant’anni capitanati dal regista Gianmaria Aliverta, capaci di realizzare allestimenti lirici con pochi soldi e tante idee.
Questa volta tocca a un ragazzo di 25 anni, Luca Baracchini, confrontarsi con il capolavoro verdiano. Ambientato nel Settecento anche per far quadrare il bilancio, perché i costumi c’erano già in magazzino, realizzati per un precedente allestimento di Aliverta (incentrato proprio sulla Traviata secondo l’estetica imposta dalla censura). Nuove, invece, le scene (tanti sgabelli che uniti e avvicinati a una testata formano un letto) realizzate dagli ospiti della comunità psichiatrica La casa di Anania della fondazione Castellini di Melegnao (dove lo spettacolo sarà replicato). La lirica incontra le periferie. E lo fa in periferia, allo Spazio Teatro 89 di Milano.
Orchestra sul palco: un pianoforte e un piccolo ensemble capace di restituire la bellezza della scrittura verdiana sotto la guida di Giovanni Marziliano. Pubblico dentro la scena, seduto attorno ai protagonisti che recitano e cantano al centro della platea (come già sperimentato lo scorso anno con Madama Butterfly) con una verità che colpisce e rende moderno il racconto. Violetta, che scrive con il rossetto il suo grido disperato «Amami» su uno specchio, è Alina Godunov, una rivelazione (Voce all’opera scopre sempre nuovi talenti) grazie alla voce musicalissima, alla tecnica solida e all’intensità che mette nell’interpretazione. Voci importanti (ma tecnica ancora da affinare) per Jaime Eduardo Pialli e Robert Barbaro, Germont padre e figlio.
Foto della Traviata di Voce all’Opera
Articolo pubblicato su Avvenire del 22 febbraio 2018