Il sovrintendente del Comunale di Bologna: ecco il mio piano tra risanamento economico e rilancio artistico del teatro
Glielo avessero detto due anni fa «non ci avrei creduto». Perché «il percorso di risanamento era avviato, ma le incognite erano ancora molte». Oggi, invece, Fulvio Macciardi può annunciare soddisfatto che «nel 2017 per il Teatro Comunale di Bologna arriva il pareggio di bilancio». Piazza Verdi è piena di studenti, perché «siamo nel cuore universitario della città». Assomigliano ai protagonisti della Bohème secondo Graham Vick che venerdì ha inaugurato la nuova stagione del Comunale. La prima da sovrintendente e direttore artistico (la nomina è arrivata a novembre) di Macciardi. «Questa piazza sulla quale si affaccia il Comunale è stata spesso teatro di manifestazioni e scontri. Uno spazio di cui ci vogliamo riappropriare per portare la musica fuori dal teatro e dialogare con la città» dice uscendo per ultimo dal foyer. Guarda ai ragazzi per spiegare il suo progetto, «attualizzare, valorizzandolo, un patrimonio come quello dell’opera lirica» racconta Maccraidi, nato a Milano nel 1959, violinista per venticinque anni e ora manager della musica classica. «Dopo Trieste, nel 2008 sono approdato a Bologna prima come responsabile dell’area artistica e poi come direttore generale del Comunale».
Diciamo, allora, Macciardi, che gioca in casa.
«Parto sicuramente con un vantaggio perché conosco bene la struttura con i suoi pregi e i suoi difetti. Ho, però, un mio progetto preciso che ho condiviso con il sindaco Merola e che ha come prima sfida quella della riqualificazione strutturale del teatro. Produciamo cultura, ma in quanto fondazioni siamo un’impresa, dobbiamo essere attori propositivi di nuovi modelli e costruire un rapporto che non sia solo con il pubblico, ma con tutti i soggetti che operano nella vita culturale della città».
Parlava di pregi e difetti. Quali sono?
«Il Comunale ha una squadra artistica, amministrativa e tecnica di altissimo livello. Da parte di tutti i 350 lavoratori c’è un grande attaccamento all’istituzione. Più che difetti parlerei di fatiche come quella di essere un monstrum giuridico tra pubblico e privato, con normative degli enti pubblici, ma con la necessità di far quadrare i bilanci come se fossimo privati».
Come stanno i conti del Comunale?
Meglio di qualche anno fa. Ci sono stati i piani di risanamento, dolorosi nella mobilità, ma virtuosi negli esiti perché le procedure messe in atto hanno permesso di ricollocare tutti i dipendenti e di accompagnare alla pensione senza traumi quelli che erano vicini all’uscita dal lavoro. È stata fatta un’ottimizzazione dei costi del personale e un contenimento delle spese».
Come è arrivato il pareggio di bilancio?
«Grazie al contributo straordinario di un milione e 800mila euro del Comune. Ora dobbiamo camminare con le nostre gambe: i contributi pubblici, che un tempo erano del 75%, oggi non arrivano al 50%, gli enti locali ci sostengono per il 25% del bilancio che si aggira sui 20 milioni di euro. I fondi dello Stato non devono mai mancare, perché il nostro è un servizio pubblico. I contributi privati sono un 10%, ma sono fiducioso che possano aumentare: il Comunale siede in Confindustria e può discutere alla pari con imprese importanti che investono su Bologna. La vendita dei biglietti porta 2 milioni di euro, cifra che può crescere non aumentando i prezzi, ma incrementando le attività. Occorre strutturare sinergie con altri enti che producono cultura: sono felice di aver costruito un rapporto con il Festival Verdi di Parma, ma anche di continuare a investire sulla formazione con la Scuola dell’opera e i corsi realizzati grazie al Fondo sociale europeo».
Il 4 marzo si vota. Cosa chiede a chi si candida a guidare il paese?
«In autunno è stata approvata la legge sullo spettacolo dal vivo, con norme generiche e una delega per i decreti attuativi. Auspico che il nuovo governo dia il via all’applicazione della legge quadro e soprattutto dia la certezza delle risorse utili per programmare il futuro».
Come sarà quello del “suo” Comunale?
«Sarà un futuro che guarda alla storia di questo teatro. Il Comunale è stato il palco per grandi prime: ecco perché accanto al grande repertorio non rinunciamo al contemporaneo. Nel tempo il teatro è stato trampolino per nuovi talenti e per l’avvio di importanti carriere: i direttori musicali che si sono avvicendati negli ultimi decenni Chailly, Thielemann, Gatti, oggi sono tra i migliori direttori al mondo».
L’attuale direttore musicale, Michele Mariotti, quest’anno dovrebbe chiudere il suo mandato.
«La questione è una di quelle sul tavolo, naturalmente. Spero che, al di là del ruolo, Mariotti torni regolarmente sul podio del Comunale. Forse dopo un direttore con un repertorio legato al belcanto e al melodramma italiano potremmo pensare a un musicista specialista di Wagner e Strauss, autori che sono parte della nostra storia. Qualsiasi scelta sarà condivisa con le componenti artistiche del teatro».